In Cina, il pensiero taoista e confuciano vedeva l’uomo come parte integrante della natura. L’armonia era la condizione ideale in cui l’individuo si pone in sintonia con il Tao, il flusso dell’universo. Non si trattava di dominare, ma di fluire. Di non opporsi, ma di accordarsi.

In India, l’armonia è inscritta nel concetto di dharma: l’ordine cosmico e personale che guida ogni essere vivente. La musica classica indiana, con le sue regole sottili, è un’espressione di questa ricerca: ogni nota, ogni pausa, ogni variazione è un atto sacro di equilibrio.

Il codice invisibile.

L’armonia è un codice ma non si digita, si coltiva.

È invisibile, ma lascia tracce ovunque: in una carezza, in una pausa, in un gesto che non chiede nulla.

È la password che non si dimentica perché non si scrive: si vive.

In un mondo che ci chiede velocità, efficienza, controllo, l’armonia è un atto di resistenza.

Un ritorno al centro.

Un invito a riconoscere che la vita non è un problema da risolvere, ma una melodia da accordare.

1 commento

  1. Fulvio

    Son d’accordo con te…

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